L'immagine di un monte innevato, che si contempla benedicendo il Signore creatore di tanta magnificenza, è quella utilizzata da don Carmine Pellegrino durante una delle intense meditazioni del nostro ritiro per associati e simpatizzanti, tenutosi a San Giovanni Rotondo dal 30 maggio al 1 giugno scorso.
Prendendo spunto dalle parole di Giovanni Paolo II (Angelus, 20.06.1993), lo scenario dell'alto monte, sapientemente citato per richiamare l'attenzione sulla necessità di entrare nella profondità del Mistero di Dio per poterlo gustare, ha raffigurato esattamente ciò che abbiamo vissuto in questo ritiro.
Invitati a salire ad un tratto a quote più alte della vita spirituale, sentirsi staccati dalle cose mondane o dalle preoccupazioni lasciate giù a valle, sperimentare la potenza del vento dello spirito, respirare aria pulita a tale altitudine, sentire la vera libertà che solo la vicinanza a Gesù può dare sono alcune delle - non sensazioni ma - esperienze che abbiamo avuto il privilegio di fare durante la tre giorni.
Il tema del ritiro "Seguire Cristo. Abbandonarsi nella fede per costruire sulla roccia" è stato sviscerato nei suoi tre nuclei tematici con una tale semplicità che, unita alla maestria dell'oratore, ci ha fatti sentire immersi nel consueto clima che da sempre viviamo quando siamo accolti nel Centro di spiritualità.
Non è cambiato nulla. Il Padre c'è e lo sentiamo vivo nelle parole di chi cura le meditazioni, nella fraternità dei fratelli e sorelle che ci fanno sentire a casa, nella collaborazione tra noi che ci fa essere famiglia, nella celebrazione eucaristica dove pare di vederlo seduto lì tra i suoi figli. Pensare al termine di una catechesi: "ma don ce l'ha proprio con me", uscire dalla confessione disarcionato e accarezzato, desiderare alla chiusura del tempo di ritiro di fare tre tende. Tutto come quando il padre era con noi anche fisicamente.
E allora il primo punto toccato li' ad alta quota e' stato l'amore. Seguire Gesù è seguirlo alla scuola dell'amore. "La fede è la nostra luce d'emergenza" - ci ha ricordato don Carmine - "quella che sempre ci indica la via d'uscita. Costruire sulla roccia è seguire la scuola di Maria che si è fidata di Dio, da subito ha intuito che c'era un amore straordinario a cui aprirsi".
Prezioso è stato anche il momento di formazione e risonanza comunitaria, sviluppato utilizzando omelie del nostro Padre, don Pierino, le cui parole hanno innescato punti interrogativi utili per la condivisione: "La tua associazione a Padre Pio è verità o ipocrisia? Sguardi pensieri e desideri. Cosa cerchi? La tua preghiera è amore o dovere?"
Ecco che questo tempo di grazia ci ha fatto capire che seguire Gesù mettendo in pratica le parole evangeliche: "entra nella tua camera, chiudi la porta, prega il padre tuo che vede nel segreto" (Mt 6:6) è un po' come salire sul monte ogni mattina, ogni giorno, a quote più alte per gustare la bellezza di Dio. È lì nella preghiera che sperimentiamo che il nostro desiderio di pienezza incontra il desiderio di Dio di offrirci pienezza. Solo mettendoci in connessione con Dio, contemplando la sua magnificenza, il nostro segreto incontra il segreto di Dio, il mistero che racchiude la ricchezza del nostro carisma.
E allora torniamo alle nostre case, con i cuori stracolmi delle cose di Dio, pronti per scendere nella valle delle nostre giornate per diffondere ovunque ciò che abbiamo vissuto ad alta quota, per servire col sorriso dell'amore il fratello che ci è accanto, ancorati alla roccia della nostra fede, a Gesù, a Maria, a san Pio, al nostro amato Padre che pare dirci: "Sguardo al Cielo e piedi sulla terra!"